La F1 torna negli Stati Uniti per il 18° appuntamento del Mondiale 2018, in programma dal 19 al 21 ottobre al Circuit of the Americas. Situato sulle colline sovrastanti il centro di Austin, in Texas, è stato disegnato da Hermann Tilke seguendo i suggerimenti di Kevin Schwantz. Inaugurato nell’ottobre 2012, ha ospitato 6 GP di Formula 1 ed altrettante gare della MotoGP. Rispetto alle moto le monoposto impiegano una trentina di secondi in meno al giro, potendo percorrere buona parte delle curve ad una velocità superiore, talvolta senza frenare. La pista texana si distingue per l’impressionante rettilineo in salita che porta alla prima curva a sinistra: i piloti vedono la curva solo all’ultimo istante e quindi rischiano di sbagliare il punto della staccata. Un problema simile potrebbe manifestarsi anche alla curva 11 mentre in altri punti c’è il rischio opposto. Il dislivello tra il punto più basso e quello più alto della pista è infatti di 41 metri. Secondo i tecnici Brembo, che hanno classificato le 21 piste del Mondiale, il Circuit of the Americas rientra nella categoria dei circuiti mediamente impegnativi per i freni.
L’impegno dei freni durante il GP
I piloti di Formula 1 utilizzano i freni solo in corrispondenza di 10 delle 20 curve del tracciato, cioè 3 in meno di quanto non facciano i piloti della MotoGP. Grazie all’aderenza garantita dai 4 pneumatici, le monoposto non hanno infatti bisogno di frenare alle curve 3, 4, 6 e 16. Ma proprio perché affrontano le curve 3 e 4 in accelerazione devono toccare, a differenza delle MotoGP, un minimo i freni nella curva 5. In un giro completo della pista di Austin i freni di ciascuna Formula 1 sono in funzione per 18 secondi e mezzo, a differenza dei 38 secondi necessari alle MotoGP. In media nel GP Stati Uniti le Formula 1 usano i freni per 17 minuti, equivalenti al 20 per cento della durata della gara. La decelerazione media sul giro è di 3,9 g ma sono ben 6 le curve in cui si raggiungono almeno i 4 g. L’energia dissipata in frenata nel corso dell’intero GP da una monoposto è elevata: 213 kWh, quasi come al GP Messico. Anche il carico esercitato da ciascun pilota dalla partenza alla bandiera a scacchi sul pedale del freno non è tra i più alti del Mondiale: 52 tonnellate, ossia meno della metà del GP Singapore. In altre parole ciascun pilota è chiamato ad uno sforzo di circa 550 kg per ogni minuto di guida.
Le frenate più impegnative
Delle 10 frenate del Circuit of the Americas 3 sono classificate dai tecnici Brembo come impegnativa per i freni, 4 sono di media difficoltà e 3 sono light. Le vetture arrivano alla curva 12 dopo aver percorso il lungo rettilineo e aver beneficiato del sistema DRS. Le monoposto si trovano a dover perdere quasi 240 km\h di velocità per impostare correttamente la staccata: si passa da 330 km/h a 92 km/h in soli 2,84 secondi durante i quali percorrono 142 metri. Per realizzare una prestazione del genere i piloti sono soggetti ad una decelerazione di 4,6 g ed esercitano un carico di 114 kg sul pedale del freno. La velocità persa in frenata alla prima curva è di poco inferiore ma la strada in salita richiede più tempo per completare l’operazione: servono infatti 2,99 secondi per scendere da 320 km/h a 87 km/h in 140 metri. Il carico sul pedale del freno è di 115 kg mentre la decelerazione di 4,7 g. Un po’ più corta ma sempre importante è la frenata alla curva 11: da 297 km/h a 87 km/h in 2,48 secondi e 126 metri, con una decelerazione di 4,6 g. Sono invece necessari 90 metri per la frenata all’ultima curva. Al contrario bastano appena 19 metri per le piccole frenate effettuate alle curve 5 e 7.
Prestazioni Brembo
Le monoposto con freni Brembo hanno vinto le ultime 5 edizioni del GP degli Stati Uniti disputate sul Circuit of The Americas. In generale, i freni Brembo hanno conquistato 22 edizioni del GP degli Stati Uniti, 12 delle quali con la Ferrari. Nelle ultime 4 edizioni si è invece sempre imposto Lewis Hamilton con la Mercedes.
Redazione MotoriNoLimits
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