I primi successi Pirelli risalgono all’inizio del 1900, quando vinse il raid Pechino-Parigi. Questa gara lunghissima fu vinta dalla squadra italiana che era equipaggiata proprio con pneumatici Pirelli. Il traguardo fu tagliato dopo due mesi esatti dalla partenza della gara il 10 agosto 1907, data in cui Pirelli vinse il suo primo premio nelle gare automobilistiche. Tuttavia furono gli anni 20 a vedere un impiego massiccio dei pneumatici Pirelli durante le gare automobilistiche: nella sua carriera Pirelli ha visto susseguirsi un grande numero di vittorie, dalla prima del 1907 sino ai giorni nostri.
Con i nuovi studi aerodinamici effettuati sulle monoposto, le forze verticali che agiscono sulle vetture e soprattutto sui pneumatici crescono in modo esponenziale. Per questo motivo è servito un nuovo adeguamento per permettere alle gomme di sostenere in modo appropriato tutto questo carico superiore delle forze in gioco. La larghezza fu aumentata di dimensione, sino ad arrivare a 40 cm di larghezza. Lo studio dell’allargamento delle strutture ha permesso di ottenere in 20 anni pneumatici più larghi e di moltiplicare le sezioni di appoggio mantenendo sempre un battistrada ben scolpito.
Nel 1971 ci fu una nuova rivoluzione delle forniture degli pneumatici da pista con l’arrivo degli slick, ideati proprio per girare sui circuiti di gara. Questo ha permesso di arrivare a una ulteriore evoluzione: le mescole. L’evoluzione dello studio delle mescole ha permesso di abbandonare le gomme naturali per lasciare spazio a quelle sintetiche. I composti sintetici, rispetto a quelli naturali, si sono rilevati molto più teneri, pertanto hanno permesso di ottenere un coefficiente di aderenza molto più elevato.
Con la Lotus B56 del 1971 il livello di stress delle coperture delle gomme ha continuato a crescere in modo vertiginoso. Questa vettura fu equipaggiata con un motore a turbina di ben 600 CV di derivazione aeronautica. Il motore, installato alle spalle del pilota, aggiunto ad una trasmissione di quattro ruote motrici, ha portato ad un peso eccessivo e a una poderosa coppia motrice che ha provocato un consumo anomalo delle coperture delle ruote anteriori che si sono ritrovate a dover sopportare molteplici fattori di stress che fino ad allora erano rimasti ignoti.
Nel 1979, la Ferrari T4 vinse il titolo mondiale equipaggiata con pneumatici radiali. Questa soluzione fu indispensabile, perché l’imperante tecnologia dell’effetto suolo, attraverso le minigonne aumentò la pressione della vettura verso il basso, causando una sollecitazione superiore alle carcasse. La caratteristica del pneumatico radiale, indispensabile per sopportare questo carico di stress superiore, fu la maggiore rigidità dello stesso. Questa rigidità fu assicurata dall’abbinamento della struttura interna classica con una fascia in materiale metallico che si estendeva in tutta la larghezza della gomma.
Negli anni 80, Pirelli ha introdotto un’ulteriore tecnologia innovativa per gli pneumatici da corsa: la bimescola. L’introduzione della bimescola ha permesso di produrre pneumatici che assicurano maggiori prestazioni in qualifica e un deterioramento molto contenuto durante la gara. Questa soluzione ha combinato in un unico pneumatico due diversi rivestimenti di battistrada. Nella sezione interna è stata adottata una mescola più dura che, con il deterioramento dello pneumatico, veniva usata in gara, una volta che la mescola esterna più morbida, che permetteva un maggior grip, veniva consumata. In questo modo le performance superiori della mescola morbida venivano utilizzate in fase di qualifica. Lo strato morbido, inoltre, permetteva di eliminare i problemi di trazione e patinamento, in modo da sfruttare in pieno le tarature di sovralimentazione in qualifica dei motori turbo.
La presenza di Pirelli sulle piste di formula uno è stata un po’ altalenante, lasciando per qualche anno il timone ad altre Case concorrenti. Nel triennio che va dal 1989 al 1991 la Pirelli torna in pista con il nuovo Pirelli P7, portando alla vittoria la Benetton e del tre volte campione del mondo Nelson Piquet. Negli ultimi 30 anni di evoluzione tecnologica dei pneumatici, l’unico elemento che è rimasto intatto è il battistrada slick. La carcassa radiale, la tecnologia della bimescola, l’utilizzo dei materiali compositi nella struttura sono stati tutti step tecnici di transizione che ci hanno permesso di arrivare ai giorni nostri e alle gomme attuali per le monoposto della Formula 1.
Lo sviluppo del pneumatico e delle monoposto ci ha portati all’era moderna con vetture sempre più sofisticate. Pirelli di conseguenza ha sviluppato pneumatici sempre più evoluti sia nelle strutture, che utilizzano materiali compositi a più strati, sia nelle mescole, che offrono soluzioni specifiche per assicurare grip e prestazioni elevate in qualsiasi condizione di strada, anche quelle più severe, che solo le monoposto della massima categoria sono in grado di riprodurre sui vari circuiti del mondiale di Formula 1. Dal 2011, Pirelli è l’unico fornitore di pneumatici per il campionato del mondo di Formula 1, di superbike e di altri importanti campionati monomarca. Del marchio Pirelli, gli pneumatici più conosciuti sono quelli della gamma P Zero, che rappresentano un punto di riferimento assoluto. Le prestazioni che questi pneumatici permettono di ottenere sono molto alte e li rendono i pneumatici ideali per le vetture supersportive di lusso come Maserati, Lamborghini, McLaren e Ferrari.
P Zero ha rappresentato l’innovazione tecnologica dei pneumatici. Il pneumatico ribassato, caratteristica principale del P Zero, ha permesso di lasciare un’impronta significativa nella storia delle gomme e di elevare le prestazioni di tenuta su strada delle auto sportive. Dal 2011 questa tecnologia è stata portata anche nella F1, portando altra aria di rinnovamento in questo campo. L’importanza che assumono i pneumatici sulle piste di Formula 1 è indiscussa: le mescole, l’aderenza sull’asfalto, poter affrontare ogni condizione meteorologica e portare tutte le prestazioni all’estremo, sono costanti che su ogni circuito portano a garantire di ottenere del vantaggio in termini di tempo. In un giro di pista anche pochi millesimi possono fare la differenza per ottenere massimi risultati. Per questo motivo Pirelli ha continuato a studiare soluzioni sempre più performanti e per il suo ritorno nella massima categoria ha portato diverse tipologie di slick destinate alle gare in caso di condizioni di asciutto, di un pneumatico intermedio sviluppato per affrontare le gare in condizioni di asfalti umidi e condizioni atmosferiche incerte con pioggia leggera e di un pneumatico da pioggia, in grado di affrontare acqua intensa.
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