Daniel Ricciardo ha vinto il GP della Malesia dopo che il KO del motore Mercedes ha negato la vittoria (che sembrava al sicuro) a Lewis Hamilton, dando un duro colpo alle sue speranze iridate. Hamilton aveva oltre 20 secondi su Ricciardo e Verstappen quando dalla sua macchina sono iniziate a uscire fiamme, a 15 giri dalla fine (un guasto all’ICE internal combustion engine, così ha detto il team, senza alcuna avvisaglia prima) quando era al comando e sulla carta era tornato leader della classifica. Leadership che adesso è di Nico Rosberg, che ora ha un vantaggio di 23 punti a cinque gare dalla fine del Campionato.
“Non posso credere che ci siamo otto macchine con motore Mercedes e solo i miei motori finiscano così“, ha detto un Hamilton arrabbiato e deluso. “Qualcosa non va. Ci sono stati 43 motori Mercedes e solo i miei si sono rotti – è strano“. E in effetti è strano. E, lasciando perdere le teorie del complotto, sembra proprio che la strada di Rosberg verso il Titolo sia in discesa…
Uno degli highlights della gara è stato quando Ricciardo, su pneumatici più vecchi, è riuscito a tener dietro Verstappen prima dell’esplosione sulla Mercedes, con le due Red Bull ruota a ruota per quasi un intero giro e nonostante degli ordini di squadra che volevano che l’australiano facesse passare il compagno di squadra, in quel momento più veloce e su gomme più fresche.
Entrambe le Red Bull e Rosberg si sono fermati nel periodo di Virtual Safety Car dopo il problema di Hamilton, andando poi insieme nello stesso ordine fino alla bandiera a scacchi. Se il successo della Red Bull è totale (con la quarta vittoria in carriera di Ricciardo e il ritorno alla doppietta che mancava dal Brasile 2013, la prima dell’era ibrida), gran gara di Nico Rosberg che, dopo essere stato tamponato da Sebastian Vettel al via alla prima curva finendo ultimo, ha rimontato il gruppo fino al 5° posto. Poi, tentando di passare Kimi Raikkonen, in una manovra aggressiva sì, ma assolutamente di gara, si è beccato 10 secondi di penalità per quello che secondo i commissari FIA è stata “una collisione”. Ma non si è perso d’animo, risalendo fino alla terza posizione finale che in pratica equivale a una vittoria, soprattutto in ottica di Campionato.
Ai piedi del podio la Ferrari di Kimi Raikkonen (entrerà nella storia la sua implorazione via radio “We need all the power we can have!“), la Williams di Valtteri Bottas, la Force India di Sergio Perez e un grandissimo Fernando Alonso, l’uomo del giorno per noi, 7° dall’ultima posizione. E la bella giornata della McLaren è stata completata dal 9° posto di Jenson Button nel suo 300° GP, con l’ultimo punto (e il suo primo in F1) andato a Jolyon Palmer sulla Renault.
Non abbiamo ancora parlato di qualcuno… sì, di Sebastian Vettel. Un grave errore, il suo, che non ci si aspetta da un quattro volte Campione. Le gare non si vincono nei primi metri e alla prima curva, ormai dovrebbe essere chiaro a tutti. E se un errore così si può comprendere e perdonare a un pilota giovane e poco esperto (leggi Verstappen), discorso diverso per uno come Vettel (cui a fine gara i commissari hanno inflitto una penalità di 3 posizioni sulla griglia del GP del Giappone della prossima settimana). Peccato, per tutti gli uomini e le donne che, a Maranello e in pista, ci stanno mettendo l’anima in un anno decisamente da dimenticare.
Un’ultima parola per Daniel Ricciardo: dire no fa bene. Se avesse lasciato passare il compagno di squadra si sarebbe bruciato una grande soddisfazione. Inclusa quella di far bere tutti dalla sua scarpa! E ragazzo speciale che dedica la vittoria all’amico Jules Bianchi. Perché lui ride e scherza, ma quando si tratta di tener giù il piede non molla. E non dimentica i valori importanti, neppure con l’adrenalina di una gara così impegnativa ancora in circolo. Bravo, Daniel, a 360 gradi!
Barbara Premoli