Tutti svegli presto per le prime qualifiche 2016, peccato che i signori della F1 abbiano già spento l’entusiasmo. La pole in Australia è di Lewis Hamilton, che ha battuto il compagno di squadra Mercedes Nico Rosberg, dopo aver fatto un tempo record di 1.23.837 (inferiore di quasi 2,5s rispetto alla sua del 2015 e a soli 3 decimi dal record della pole). Per il campione in carica si tratta della 50° in carriera (la 5° a Melbourne), quella che sembrava maledetta, perché gli era sfuggita per 7 gare. Ma queste qualifiche saranno ricordate per il nuovo format, il primo cambiamento dal 2006, quello della “sedia rovente” o come volete chiamarla, con l’eliminazione ogni 90 secondi. L’obiettivo era movimentare griglia e spettacolo. Il risultato: fallimentare, perché tutti si sono affrettati a fare il crono nella prima fase di ogni sessione, con i più lenti che non hanno avuto il tempo per reagire, molto sono rimasti fermi nei box, guardando gli schermi, basiti, esattamente come le facce che dovevamo avere noi spettatori.
Se la cosa ha funzionato nel Q1 e anche se meno nel Q2, è stata un disastro nel Q3 dove solo le due Mercedes hanno “osato” fare due run. Quindi una parvenza di shootout poteva esserci solo tra loro: Hamilton ha fatto subito la pole provvisoria e ha poi migliorato nel secondo tentativo, con Rosberg a 0,360s. Gli altri sei piloti nei box, per cui negli ultimi 2 minuti e mezzo in pista ci sono state solo le Mercedes. Seconda fila per le Ferrari di Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen, seguiti dalla Toro Rosso di Max Verstappen e dalla Williams di Felipe Massa, con l’altra Toro Rosso di Carlos Sainz Jr 7° accanto alla Red Bull di Daniel Ricciardo.
Prime vittime del Q2 le McLaren-Honda di Fernando Alonso e Jenson Button e le due Renault di Jolyon Palmer e Kevin Magnussen, che non hanno neppure tentato il secondo run. Ha rischiato Sainz, ma Valtteri Bottas non è riuscito a migliorare il tempo e ha chiuso 11°, dietro le Force India di Sergio Perez e Nico Hulkenberg. Fuori in Q1 le due Manor, le due Haas e le due Sauber, ma la vittima eccellente è stato Daniil Kvyat, 18° su una Red Bull che sulla carta aveva tutto per arrivare nella top 10.
Fin qui la cronaca di quello che Sebastian Vettel ha definito “shit”, senza giri di parole, anche se il traduttore l’ha definito “schifezza”, sappiamo bene che è altro. Se Ecclestone voleva confusione, ebbene ci è riuscito, se voleva spettacolo no. Piloti seduti in macchina nel box, gente che guarda nel vuoto, facce nere e braccia aperte come a dire “E adesso cosa facciamo?”. L’abbiamo visto Maurizio Arrivabene e, subito dopo, Raikkonen e Vettel sono usciti dalle macchine, sono andati al peso e addirittura a cambiarsi, vestendosi in borghese. Un teatrino, pre-organizzato, inutile cercare di negare l’evidenza: lo sapevano, l’hanno approvato e poi hanno inscenato quello che abbiamo visto… oggi nemmeno la foto dei primi tre, Hamilton lì da solo come un “bamba” e poi Vettel che arriva e si finge stupito. E sempre Lewis che, davanti alle telecamere, si dilunga tra casco, occhiali, orologio… e poi il giro sulla safety-car per salutare… e di nuovo i primi tre insieme che parlottano e ridono con il poleman che indica l’orologio… E ancor prima i piloti al peso quando mancavano ancora 3 minuti alla fine del Q3.
Una buffonata, Punto. Che se funziona così così nel Q1 e nel Q2, è fallimentare nel Q3, perché entra poi in gioco la questione “strategia gara”, con i team (che fanno le verginelle ma non prendono in giro nessuno…) che scelgono di non tentare neppure un secondo run per risparmiare pneumatici per la gara. Anche Rosberg non è tornato in pista, esattamente come i due ferraristi. E guarda caso al termine subito tutti a sparare proclami contro il format da loro stesso approvato… Wolff, Lauda, Horner e chi più ne ha più ne metta. Ma dov’erano prima? Cos’è? Un messaggio molto poco subliminale e minaccioso a Bernie Ecclestone? Non eranonemmeno passati 5 minuti dalla fine e su Twitter era tutto un impeversare di dichiarazioni “dobbiamo cambiare le cose prima del Bahrain”. Si spera, se no tanto varrà andare a fare una gita. O dormire. Perché inutile essere diplomatici come Kimi Riakkonen (“Le regole sono così”). In certi casi è molto meglio lo stile-Vettel.
Barbara Premoli
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