Sulle autostrade europee nel 2013 hanno perso la vita a causa degli incidenti circa 1.900 persone, il 7% di tutte le vittime della strada. Un dato preoccupante, che evidenzia tuttavia negli ultimi dieci anni (2004-2013) un calo della mortalità autostradale del 49%, ben 5 punti in più rispetto al 44% messo a segno sulla restante rete viaria, con una riduzione media delle vittime dell’8% ogni anno, contro il 6,5% delle altre strade. Tra i Paesi che vantano un tasso annuo di riduzione dei decessi in autostrada superiore alla media UE, ai primi posti Lituania (-20%), Slovacchia (-14%) e Spagna (-13%), seguite da Danimarca, Serbia, Austria, Gran Bretagna, Repubblica Ceca, Olanda e, in ultimo, dall’Italia, penalizzata dal tragico bilancio di 40 morti dell’incidente provocato da un bus turistico sull’A16 nel luglio 2013.
E’ quanto emerge dal nuovo report realizzato nell’ambito del programma Road Safety Performance Index (PIN) dall’European Transport Safety Council (ETSC), organizzazione non-profit indipendente di cui ACI è partner, che ha analizzato i più recenti progressi compiuti nel settore della sicurezza sulla rete autostradale in Europa (UE28 più dati statistici relativi a Norvegia, Serbia, Svizzera e Israele), mettendo quindi a confronto i risultati conseguiti nei diversi Paesi. Lo studio è disponibile su www.aci.it e su www.etsc.eu.
Numerose le differenze messe in luce dagli esperti ETSC all’interno del quadro generale europeo. Esaminando in particolare il rapporto tra mortalità autostradale e volumi di traffico, il report mostra come il fattore di rischio (morti per miliardo di veicoli-km) nei Paesi in cui si riscontrano maggiori criticità (Polonia, Ungheria e Lituania) sia da quattro a cinque volte più alto rispetto a quello dei Paesi che hanno le autostrade più sicure (Danimarca, Gran Bretagna, Svezia e Olanda). L’Italia, sotto questo profilo, presenta livelli di rischio per gli utenti delle autostrade tre volte più elevati di quelli dei Paesi con le migliori performance.
Vittime degli incidenti in autostrada, prosegue il report ETSC, sono soprattutto gli automobilisti (61%), seguiti dai motociclisti (11%) e dai pedoni (10%). Categorie, queste ultime, assai più penalizzate sia sulle strade extraurbane sia su quelle urbane, laddove i motociclisti rappresentano rispettivamente il 19% e il 22% del totale delle vittime, mentre i pedoni si attestano sull’11% in ambito extraurbano per salire al 35% in città. Anche in questo caso profonde differenze contrassegnano il quadro europeo, registrando punte massime di mortalità autostradale in Polonia e in Serbia per i pedoni (20%) e in Grecia per le due ruote a motore (26%).
Tra le cause di incidente mortale in autostrada gli esperti segnalano, oltre alla velocità eccessiva e a fattori quali stanchezza e uso di alcool e droghe, la mancata osservanza dell’obbligo di allacciare le cinture di sicurezza, soprattutto sui sedili posteriori, riscontrata in alcuni Paesi in un’elevata percentuale di incidenti mortali (61% in Belgio, 50% in Finlandia, 40%-50% in Austria, 31% in Ungheria e 23% in Francia).
L’estensione all’intera rete extraurbana UE delle misure previste per la rete TERN (Trans-European Road Network) dalla Direttiva 2008/96/CE sulla gestione della sicurezza delle infrastrutture stradali e una maggiore diffusione delle tecnologie per la sicurezza attiva oggi disponibili, a partire dai sistemi automatici di regolazione della velocità (Intelligent Speed Assistance) e da quelli di allarme per il cambio di corsia (Lane Departure Warning) – secondo studi citati nel Rapporto – potrebbero senz’altro migliorare la situazione esistente, comportando un possibile abbattimento dell’incidentalità stradale fino al 20%, nel primo caso e un calo delle vittime fino al 20% in caso di diffusione dei sistemi di Intelligent Speed Assistance.
“Le tecnologie che aiutano il conducente ad evitare gli incidenti più drammatici hanno tutto il potenziale per salvare migliaia di vite sulle nostre strade – ha precisato in proposito il direttore esecutivo dell’ETSC, Antonio Avenoso – e mentre il mondo comincia a prevedere un futuro di veicoli completamente automatizzati, un sostegno dell’UE a queste tecnologie intermedie aiuterà anche a mantenere il nostro settore automobilistico all’avanguardia in un mercato che rischia di essere dominato dalla concorrenza dei grandi produttori di tecnologia extraeuropei“.
“Contro gli incidenti stradali potremmo conseguire risultati eccezionali – dichiara il presidente dell’Automobile Club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani – con un sistema formativo al passo dei tempi: serve un nuovo percorso di conseguimento della patente che si articoli per step in funzione della potenza del veicolo e corsi propedeutici di guida sicura, tenendo conto delle più moderne tecnologie in grado di prevenire i sinistri o attutirne gli effetti. Sono ancora tanti gli italiani ignari perfino dell’obbligo delle cinture sui sedili posteriori, in vigore da anni, e queste lacune sono pericolose in autostrada ma anche sulle strade urbane dove si verificano il 75% degli incidenti”.