Il Volvo Ocean 65 del Team Vestas Wind, è stato disincagliato dalla barriera corallina dell’oceano Indiano ed è stato caricato su una nave, per il viaggio che lo riporterà a Mauritius prima, con una navigazione di circa 28 ore, poi in Malesia e infine in Europa.
Dopo tre giorni di pianificazione e di lavoro la barca è stata liberata dalla barriera di St Brandon, dove giaceva dallo scorso 29 novembre, nella giornata di domenica, portata nella laguna adiacente ed è stata caricata su una nave Maersk Line. Si tratta della prima fase dell’operazione che mira a una ricostruzione della barca e a un possibile ritorno in gara del team danese. Lo shore manager di Team Vestas Wind,Neil Cox e lo skipper skipper Chris Nicholson hanno coordinato la complessa operazione di disincagliamento dalla barriera.
Il direttore operativo della Volvo Ocean Race Tom Touber ha spiegato che il recupero è stato possibile grazie a un meticoloso lavoro di pianificazione in cui sono stati esaminate diverse soluzioni possibili e che ha portato a un piano d’azione dettagliato per ognuna delle opzioni. “Il nostro progetto più importante, ossia di recupare la barca nelle condizioni migliori possibili, ha funzionato.” Ha detto il manager olandese, che ha anche ringraziato il partner della regata, la compagnia di navigazione Maersk Line e la società di recupero Svitzer, che fa parte del gruppo e che ha svolto un ruolo fondamentale nell’operazione. “La cooperazione è stata eccezionale. Sia per noi che per lo sponsor della barca, Vestas e per lo sponsor secondario Powerhouse era anche molto importante poter garantire il rispetto dell’ambiente naturale di questa meravigliosa località.”
Il CEO e direttore marketing di Team Vestas Wind Morten Albæk, ha anche voluto esprimere il suo apprezzamento per il lavoro di Maersk e dei residenti dell’isola che hanno aiutato nel recupero. “Siamo stati in contatto con Neil Cox per tutta la durata dell’operazione e siamo stati molto felici di sapere che il lavoro di issare la barca sulla nave è stata conclusa con successo, grazie al lavoro di squadra di Maersk, del nostro team, della Volvo Ocean Race e della popolazione locale. Per noi, la parte ambientale del progetto era un obiettivo chiave e oggi possiamo dire che la missione sia stata compiuta in pieno.”
Lo shore manager del team Neil Cox ha aggiunto: “Abbiamo dovuto rivedere in parte in nostri piani e rimodulare il progetto, abbiamo dovuto essere molto cauti e lavorare velocemente. Abbiamo sempre saputo che si sarebbe trattato di un lavoro pieno di ostacoli, ma a maggior ragione dopo tre giorni di lavoro continuo per ripulire la zona e garantire l’integrità strutturale della barca. Siamo stati davvero fortunati perché fin dal primo momento, abbiamo costruito un’ottima relazione con le persone che vivono sull’isola. Abbiamo utilizzato la mano d’opera locale e senza di loro non avremmo assolutamente potuto portare a termine il progetto. Si tratta di una decina di persone. Sono rimaste con l’acqua all’altezza delle ginocchia, con le onde che li investivano tutta la giornata, ci hanno portato delle bombole di ossigeno per permetterci di poter tagliare la chiglia e ci hanno aiutato a spostare la barca nella laguna, per evitare che i pezzi potessero spargersi sul reef.”
Cox è stato molto cauto circa i prossimi passi del progetto, la barca verrà esaminata in maggior dettaglio una volta giunta in Malesia prima di essere trasportata in Europa, forse in Italia, per la ricostruzione. “Solo una settimana fa la luce in fondo al tunnel era molto fievole, ma il fatto che siamo riusciti a togliere la barca dal reef è un grande passo avanti. Non voglio dire che sia risolutivo, ma è un primo passo e una cosa che ci dà la spinta necessaria per lavorare e provare a rimettere le cose a posto”.